Banca d’Italia ha pubblicato la sua settima indagine condotta nel 2020 per rilevare il grado di informatizzazione delle Amministrazioni locali. I risultati dell’indagine indicano la necessità di dotare le Amministrazioni delle professionalità e delle competenze tecniche utili a superare le mancanze dei dipendenti pubblici, di puntare sull’incremento delle risorse finanziarie e sulla formazione, tema che sta acquisendo un ruolo cruciale nell’ambito dell’attuazione dei progetti del “Pnrr”. In generale, l’indagine mostra che, nonostante i progressi conseguiti, il percorso verso il modello di crescita del Paese attraverso la digitalizzazione è ancora in buona parte da realizzare. Rispetto alla precedente rilevazione, gli Enti continuano a presentare livelli di informatizzazione più elevati nelle aree di attività legate alla contabilità e più bassi nelle attività che sono maggiormente legate ai servizi erogati all’utenza che potrebbero trarre benefici maggiori dall’uso delle Ict.
L’Indagine parte dall’analisi di motivazioni e ostacoli percepiti dagli Enti nell’adozione di nuove tecnologie. I dati mostrano che sono due i fattori che spingono le Amministrazioni locali italiane ad adottare le nuove tecnologie informatiche e cioè la volontà di migliorare i servizi offerti all’utenza (indicata dall’86% degli Enti) e la necessità di adempiere alle disposizioni normative (56% degli Enti). Fattori di ostacolo sono, invece, costituiti dalla limitatezza delle risorse finanziarie a disposizione (65% degli Enti) e da carenze di professionalità del personale (58% degli Enti).
Sono state, inoltre, rilevate informazioni connesse agli obblighi normativi del Codice dell’Amministrazione Digitale, in rif. al Dlgs. n. 82 del 2005. Sul tema, gli Rnti mostrano un adeguamento parziale agli obblighi previsti dalle norme:
- solo il 30% degli Enti consente l’accesso ai propri servizi online tramite Spid;
- il 40% non ha ancora individuato un Responsabile per la transizione digitale;
- il 55% non ha ancora avviato gli sviluppi per utilizzare l’applicazione AppIO;
- il 12% degli Enti non ha ancora aderito a PagoPA.
Per quanto riguarda l’erogazione dei servizi all’utenza tramite canali “online” e strumenti di pagamento utilizzati, il quadro rileva che circa il 53% degli Enti ha un sito internet esclusivamente informativo e non abilitato al dialogo con l’utenza, percentuale che sale al 67% nel Sud, mentre solo il 30% consente il pagamento tramite il proprio sito. Tale quota scende al 13% tra gli enti nel Mezzogiorno.
Circa il 41% delle entrate degli Enti avviene tramite bonifico, il 25% tramite F24 e il 17% tramite bollettini di c/c postale.
Contanti e carte di pagamento sono usati rispettivamente nel 5% e nel 4% delle transazioni, mentre la restante parte è relativa a Mav, assegni e strumenti residuali.
Al tempo stesso, la ricerca ha rilevato che iniziano a diffondersi le più recenti tecnologie, infatti circa la metà degli Enti ha adottato tecnologie di “cloud computing” e circa il 13% sta utilizzando almeno una soluzione basata su strumenti quali “Big Data Analytics”, intelligenza artificiale, “Internet of things e tecnologie blockchain”.
L’indagine ha preso in considerazione anche le iniziative di formazione, che sono risultate ancora limitate. Circa due terzi degli Enti ha previsto formazione in materia di digitalizzazione a meno del 20% del personale. Le iniziative hanno riguardato prevalentemente la gestione documentale, la sicurezza informatica e le piattaforme Spid e PagoPA. Solo una ridotta parte di Enti procede su base periodica a rilevare le esigenze di formazione del personale.