Di Cesare Ciabatti
In questi giorni, alla vigilia della pubblicazione dei bandi che dovranno traghettare la pubblica amministrazione verso gli ambiziosi obiettivi indicati da Italia digitale 2026, molte sono le domande e i dubbi che travagliano l’ente per riuscire a raccogliere l’opportunità offerta dai bandi messi a disposizione dal “Pnrr”.
Per diradare la nebbia e avere più chiaro il panorama di azione, dovremmo attendere la pubblicazione dei primi bandi, che metterà a terra tutta una serie di iniziative che gli stretti tempi di attuazione non permettono di definire a priori in modo compiuto.
Tra le certezze su cui possiamo contare per accedere alle 14 misure articolate in investimenti e sub- investimenti all’interno della Missione 1 Componente 1, è lo strumento operativo mediante il quale l’ente potrà richiedere, rendicontare e monitorare l’erogazione delle risorse. Tutto avverrà on line mediante le funzionalità messe a disposizione nel portale padigitale.gov.it all’interno dell’area riservata a cui tutti gli enti, senza nessuna esclusione, potranno previa registrazione fare istanza di richiesta di partecipazione a uno o più bandi nonché gestire lo stato di attuazione.
Altra certezza sono le modalità per accedere alle misure che sono state semplificate dovendo tener conto sia tempi stretti che impongono il raggiungimento entro il 2026 degli obiettivi finanziati, ma anche della vastità e capillarità della platea dei soggetti destinatari dei fondi. A questo scopo è stata prevista la “soluzione standard” una procedura semplificata pensata per quei bandi rivolti ad un’ampia platea, in cui sono inclusi gli enti locali, utile a raggiungere anche gli enti di piccole e piccolissime dimensioni, presso i quali le difficoltà sia in termini di risorse personali a disposizioni che di competenze sui temi del digitale, renderebbero difficile cogliere l’opportunità offerta dai bandi del “Pnrr”. A differenza della modalità a progetto che sarà obbligatoria per i bandi che si rivolgono ad una platea di enti più strutturati quali le pubbliche amministrazioni centrali, la “soluzione standard” avrà come unico vincolo il raggiungimento dell’obiettivo semplificando le procedure di rendicontazione. Tutto questo sarà possibile in quanto è stata creata una cornice di intervento prevedendo sia le azioni da mettere in atto che i relativi costi variabili per fascia di ente, rendendo superflua la rendicontazione contraendo notevolmente gli adempimenti amministrativi e permettere agli enti di concentrare le energie sul raggiungimento degli obiettivi. L’attuazione delle Linee di azione sarà supportata mediante l’affiancamento da parte di soluzioni di mercato confezionate sugli obiettivi già definiti con il Ministero dell’innovazione e di prossima pubblicazione nelle piattaforme di e-procurement al fine di agevolare l’ente sia nella procedura di affidamento dell’incarico che assicurare la coerenza del servizio offerto agli obiettivi del bando.
Le “soluzioni standard” presentano tre caratteristiche principali:
- ogni P.A., in base a tipologia e dimensione, potrà accedere alle misure attraverso soluzioni standard a catalogo, ciascuna con un valore economico predefinito. Non sarà necessario scrivere e presentare progetti per ricevere finanziamenti;
- per semplificare l’accesso ai fondi del “Pnrr” le Amministrazioni potranno accedere – con un’unica registrazione – a più misure, richiedendo, per esempio, sia finanziamenti per la migrazione al cloud che per il miglioramento dei siti web;
- per semplificare l’erogazione delle risorse, i contributi saranno riconosciuti alle amministrazioni sulla base del raggiungimento di specifici obiettivi predefiniti. Il processo di rendicontazione sarà quindi alleggerito, e non sarà necessario rendicontare le singole spese effettuate per ottenere i fondi.
È previsto un supporto agli enti in difficoltà mediante l’istituzione presso il Dipartimento dell’innovazione del Trasformation office che avrà il compito di coordinare un team di specialisti per il supporto agli enti nel processo di digitalizzazione. Al momento è noto che i team distribuiti nel territorio sono sei, ognuno dedicato ad una delle sei aree geografiche in cui è stata suddivisa l’Italia. Per attivare il supporto dovremmo attendere ulteriori indicazioni. La struttura del Trasformation office, è stata pensata come supporto all’ente nell’individuazione dei propri fabbisogni e delle relative soluzioni tecnologiche, nonché nei rapporti con le software house.
La previsione di un supporto alla transizione al digitale esterno colma in parte la carenza di competenze digitali in attesa che si inneschino percorsi formativi interni virtuosi. Come è stato evidenziato dall’indice Desi 2021, la principale criticità del nostro paese resta l’elemento culturale che necessariamente si trascina verso il basso anche il livello di digitalizzazione della pubblica amministrazione. La possiamo constatare quotidianamente nei piccoli enti mentre nelle realtà più complesse, spesso le competenze sono circoscritte a figure tecniche informatiche del Ced, importanti ma non sufficienti per calare le tecnologie Ict all’interno dei processi e garantire la corretta azione amministrativa.
Veniamo adesso alle 14 misure previste dalla Missione 1 Componente 1 descritte nel portale padigitale2026.gov.it e destinate agli enti pubblici che cubano nel loro insieme una cifra considerevole 6,74 mld di euro. Molte delle risorse sono dedicate alle amministrazioni centrali per l’implementazione delle piattaforme abilitanti, che saranno poi messe a disposizione a tutte le Ppaa. Fra queste ricordiamo l’implementazione del Polo strategico nazionale, ovvero un data center ad alta affidabilità dedicato alla gestione dei dati delle pubbliche amministrazioni, la realizzazione della Piattaforma nazionale digitale dati, strumento utile per garantire la condivisione delle informazioni fra le pubbliche amministrazioni, la realizzazione della Piattaforma delle notifiche digitali, altro tassello fondamentale per semplificare le procedure di notifica degli atti e avviare lo switch off al digitale della documentazione amministrativa. Anche la realizzazione della Piattaforma delle deleghe permetterà di ampliare il bacino di utenza dei servizi on line e semplificare al cittadino le relative procedure di delega.
Le misure di interesse delle Pubbliche Amministrazioni locali si concentrano sull’erogazione dei servizi on line. Del resto, non poteva essere diversamente considerato che gli enti locali sono per loro natura il principale front office della PA. L’erogazione di servizi on line usabili, accessibili e di qualità da parte dell’ente è il fine primo e ultimo dell’intero processo di digitalizzazione nel quale si specchia il diritto alla cittadinanza digitale riconosciuto dal Codice dell’Amministrazione digitale quale diritto costituzionale e obbligo da garantire da parte dell’ente pena le pesanti sanzioni rivolte all’ente e ai dirigenti inadempienti, disposte dall’art 18-bis del Cad in vigore dal 1° giugno 2021.
La pubblicazione dei bandi è in programma per questa primavera e già da questa estate saranno erogati i fondi per permettere l’avvio dei progetti. Per rimanere aggiornato sugli avvisi che verranno pubblicati l’Ente potrà iscriversi al servizio dedicato.
Qui di seguito si riporta una tabella riepilogativa delle 14 misure previste:
Dal prospetto si evidenzia che gli enti locali dovranno concentrare la loro attenzione sui bandi destinati all’investimento 1.5 “servizi digitali e cittadinanza digitale”, priorità questa sottolineata anche del Piano triennale 2021-2023 che dovrà essere affiancata anche da strategie di migrazione al cloud, di condivisione in sicurezza dei dati , di adesione alle piattaforme e non per ultimo dalla corretta applicazione delle Linee guida sulla formazione gestione e conservazione dei documenti informatici.
Il coordinamento delle diverse linee di azione è condizione necessaria per garantire il risultato auspicato. La definizione di un piano triennale dell’ente la cui stesura tenga conto del Format PT pubblicato da AgID il 10 febbraio u.s. e adeso al piano triennale nazionale, resta un passo decisivo anche se non obbligatorio per la migrazione al digitale. Strumento guida per le politiche di coordinamento del responsabile per la transizione al digitale, il piano triennale dell’ente permette di calare gli obiettivi del Piano nazionale all’interno della peculiarità dell’organizzazione. Dovrà pertanto tenere conto del livello di attuazione del Cad, del livello culturale e organizzativo dell’ente, da rilevare mediante un’attenta indagine in grado di fotografare l’ente nelle diverse componenti tecnologiche descritte dal Piano triennale nazionale. Altro elemento di concretezza previsto dal Format PT, è quello di indicare per ogni linea di azione tempi, responsabili e relativa spesa, elementi necessari di un progetto attuativo. Elemento peculiare del Format PT è che alla raccomandazione di aderire agli obiettivi del Piano nazionale, si lascia all’ente la possibilità di indicare altri obiettivi e altri ambiti di intervento. In tal senso l’ente non deve trascurare gli obiettivi in termini di attuazione delle Linee guida sulla formazione gestione e conservazione dei documenti informatici. Occorre quindi prevedere linee di azione tese a garantire la corretta formazione dell’archivio digitale dell’ente mediante una corretta sedimentazione dei documenti nei fascicoli elettronici secondo il piano delle aggregazioni documentali adottato nel manuale di gestione e assicurare una corretta metadatazione dei fascicoli e relativi documenti nel rispetto dell’allegato 5 delle stesse Linee Guida.
Tra le misure indicate nella missione 1 componente 1 non sono previsti investimenti dedicati ad attuare la portata innovativa delle Linee Guida AgID in tema documentale e più in generale nella gestione dell’archivio elettronico dell’ente, tuttavia considerata la centralità della questione sia per l’erogazione di servizi online che per la compiuta digitalizzazione dell’azione amministrativa occorre prevedere adeguate azioni, almeno sotto il profilo di competenze di informatica giuridica che possono essere oggetto di piani di formazione finanziate da misure previste dal Ministero per la Pubblica Amministrazione.
Eventuali forme associate di gestione di progetti, utili a superare le criticità dei piccoli enti oltreché permettere di fare squadra nei confronti dei fornitori, sono auspicate. Anche sotto il profilo della nomina del Responsabile per la transizione al digitale e l’individuazione dell’ufficio per la transizione al digitale, più volte il Ministero ha sostenuto l’opportunità di unire le forze. Tuttavia, è da sottolineare che la responsabilità dei fondi e dei relativi obiettivi da raggiunge non può essere delegata, restando l’ente richiedente l’unico responsabile anche nel caso in cui si decida di gestire l’attuazione delle azioni in forma associata o si proceda a delegare un altro ente attuatore (ad es. Città metropolitana o Società in house).
Tutto sembra pronto, e le cifre indicate per ogni misura sembrano importanti. Occorre adesso agire in modo coordinato al fine di ottimizzare le risorse messe a disposizione. Occorre dunque aver chiaro il progetto di digitalizzazione dell’ente mediante l’adozione da parte dell’ente del proprio piano di transizione digitale definito sulla base degli obiettivi indicati dal Piano triennale nazionale e dalle indicazioni del Format PT.