di Lucio Lussi
Coordinatore Nazionale Tavolo Coesione e “Pnrr” di PA Social e Social Media Manager Agenzia per la coesione territoriale
Tra fake news e disinformazione il racconto delle politiche di coesione e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (“Pnrr”) vede costantemente minata la sua efficacia e la possibilità di raggiungere agevolmente i diversi destinatari.
La reputazione della spesa dei Fondi europei e, ora, delle politiche pubbliche messe in campo per superare la crisi pandemica, è una questione complessa che meriterebbe una trattazione sistemica e matura, al riparo dal pressapochismo che molto spesso caratterizza la materia.
Lo storytelling sull’identità europea dei territori è ad una svolta epocale: da un lato il racconto del “Pnrr” e, dall’altro, l’avvio della strategia di comunicazione per il periodo di programmazione 2021-2027. Questi due livelli permettono di costruire una narrazione congiunta che può essere realmente efficace soltanto se si fonda su tre pilastri: la semplificazione del linguaggio, il racconto delle opportunità e degli impatti e il gioco di squadra di tutti gli attori in campo.
Per affrontare al meglio questi argomenti è necessario partire dal sostrato di conoscenza nell’opinione pubblica. Il tema delle politiche di coesione è legato a doppio filo ad una vulgata negativa che tende ad identificare la spesa dei Fondi europei con alcune mappe concettuali ricorrenti quali, ad esempio, gli sprechi, le inefficienze, le frodi, l’incapacità di spesa delle risorse disponibili e la scarsa efficacia dei progetti realizzati.
Nulla di più limitato, ma purtroppo si scontano lustri di narrazioni errate che hanno sedimentato una serie di convinzioni difficilmente estirpabili.
Mutatis mutandis, anche il livello di conoscenza del “Pnrr” non gode di ottima salute.
Nonostante sia ricorrente nel dibattito nazionale, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ignoto al 28% degli italiani (in particolare donne e giovani). Il 43% dei cittadini ritiene la comunicazione del Piano da parte delle istituzioni “insufficiente e poco chiara” e solo 1 su 10 ritiene che il “Pnrr” sia stato spiegato in maniera efficace. Questi dati impongono una svolta non più rinviabile: la comunicazione del Piano è importante quanto la sua attuazione, e pertanto sarebbe necessario che nelle selezioni di personale e di esperti per mettere a terra le misure del Next Generation Eu si garantisse rilevanza anche alle figure di comunicatori, giornalisti e social media manager. Non soltanto, dunque, esperti amministrativi, ingegneri e architetti, ma anche tutti coloro che possono contribuire con le proprie competenze a divulgare i contenuti del Piano e far conoscere all’opinione pubblica le opportunità e i primi risultati dell’attuazione.
La comunicazione delle politiche pubbliche, del resto, non è un semplice adempimento, ma rappresenta una fase integrativa dell’efficacia delle politiche stesse, e pertanto non può essere improvvisata o trattata come una materia ancillare. Sono necessarie competenze, abnegazione, orientamento al risultato, empatia e capacità di costruire un percorso comune. E sono questi asset fondamentali che hanno consentito negli ultimi mesi un’inversione di tendenza nella percezione delle politiche di coesione.
I dati di Eurobarometro presentati dalla Commissaria Ue per la Coesione Elisa Ferreira durante la Settimana europea delle Regioni e delle Città lo scorso mese di ottobre testimoniano una maggiore consapevolezza dei cittadini nei confronti degli interventi realizzati sui territori grazie al sostegno dei Fondi europei, con un incremento di 7 punti percentuali rispetto a 10 anni fa. Il 69% dei cittadini europei riconosce pienamente il sostegno fornito dalle istituzioni europee e nazionali per affrontare la pandemia e sostenere la ripresa. Nell’ottobre 2020, invece, le misure comunitarie soddisfacevano appena il 45% dei cittadini europei. Anche il nostro Paese sembra essere uscito dal cono d’ombra dell’euro-sfiducia. Il 56% degli italiani ha dichiarato di possedere una conoscenza generale dei progetti finanziati dall’Unione europea sui territori, un dato ampiamente superiore rispetto alla media comunitaria ferma al 41%. E il 57% dei nostri connazionali riscontra un impatto positivo dell’uso dei fondi europei nelle Città e nelle Regioni. Un ulteriore dato positivo è il 75% degli italiani che si è dichiarato consapevole del sostegno dato dai fondi europei alla ripresa economica post Covid, un dato superiore alla media UE del 69%. Sono elementi incoraggianti per la costruzione del progetto dell’Unione europea del futuro, ancor di più se raffrontati ai dati del 2020 quando eravamo lo Stato membro con la percentuale di fiducia più bassa nei confronti delle politiche europee (appena il 28%, con una media comunitaria del 43%).
In che modo costruire allora una comunicazione realmente efficace?
Il primo pilastro di uno storytelling innovativo è rappresentato dalla semplificazione del linguaggio. La politica di coesione è una materia articolata e se intendiamo realmente uscire dalla bolla degli addetti ai lavori e parlare a tutti i cittadini è necessario utilizzare un linguaggio semplice, immediato, privo di tecnicismi e acronimi. La semplificazione riguarda anche il posizionamento del messaggio connesso al “brand Europa”, un brand unico intorno al quale costruire una strategia di marketing istituzionale capace di creare “valore” per i cittadini e gli addetti ai lavori in termini di conoscenza e partecipazione attiva alla realizzazione delle politiche pubbliche.
Il secondo pilastro riguarda la comunicazione degli impatti. Lo storytelling dei progetti realizzati con i Fondi europei ha bisogno di un’anima e deve essere in grado di emozionare e creare empatia comunicativa con i diversi target di riferimento. Per farlo è necessario raccontare le storie, il cambiamento indotto dalla politica di coesione in termini di sviluppo dei territori e incremento della qualità della vita dei cittadini.
Il terzo pilastro è il gioco di squadra. Dopo aver preso atto del netto fallimento dei personalismi, il passo successivo consiste nella capacità di mettere a fattor comune esperienze, competenze e sensibilità diverse nella costruzione di un percorso unitario.
Le politiche di coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza hanno l’obiettivo di favorire la ripartenza del Paese dopo la pandemia e configurano una serie di rilevanti opportunità per lo sviluppo dei territori e l’incremento della qualità della vita dei cittadini. Sul tavolo ci sono le politiche pubbliche più importanti messe in campo nel nostro Paese dal Secondo Dopoguerra ad oggi e necessitano, quindi, di essere raccontate ai cittadini con un linguaggio semplice e accessibile e una strategia che riesca a divulgare efficacemente le opportunità e i risultati.
Per riuscire nell’intento sarebbe auspicabile adottare (1) una strategia di comunicazione unitaria e sperimentale a livello Paese, che partendo dalle peculiarità territoriali e tematiche dei Programmi Operativi Nazionali e Regionali, sia in grado di potenziare l’efficacia dello storytelling dei Fondi europei, e (2) definire un Piano di Marketing che coinvolgendo Amministrazioni, cittadini, imprese e studenti sappia connotare positivamente il brand Europa. Questo Piano prevede, tra l’altro, percorsi di partecipazione attiva dei cittadini nella definizione delle politiche pubbliche e nel monitoraggio continuo delle stesse.
Un messaggio unitario attraverso la comunicazione e il marketing per contribuire attivamente al consolidamento del progetto europeo e costruire dal basso l’Europa del futuro. Da semplici spettatori, i cittadini italiani diventerebbero attori protagonisti della creazione delle politiche pubbliche di sviluppo, acquisendo così una forma mentis compiutamente europeista.